Tra i percorsi di un cloud journey, il Backup & Disaster Recovery è particolarmente degno di interesse. Un progetto di migrazione al cloud rappresenta una grande occasione per progettare, o ripensare, un piano di disaster recovery. Un’architettura cloud ibrida, poi, è l’ambiente ideale su cui scegliere un repository dei dati su cloud sicuro e protetto.
Nella maggior parte delle implementazioni, una porzione di cloud privato, o una struttura on premise “riconvertita” a cloud privato, è il contenitore che archivierà il backup di tutti i dati e le informazioni aziendali generate dalle applicazioni nel corso delle operations quotidiane. La costruzione di un ambiente di storage secondario da riservare all’archiviazione dei dati, inoltre, è propedeutica all’applicazione di un piano di disaster recovery, ovvero un protocollo dettagliato di come agire in caso di inaccessibilità ai sistemi primari.
I motivi di un’interruzione dei servizi aziendali possono essere diversi: un evento naturale, un attacco ransomware, un qualsiasi malfunzionamento del data center principale. Per tutelarsi da ogni eventualità, generalmente si struttura un ambiente di backup fisicamente lontano dal sito primario e lo si protegge creando un “castello virtuale” con un unico ponte levatoio. Ciò significa escludere il repository dalla rete Internet per la maggior parte del tempo e abbassare il ponte levatoio solo nei momenti in cui si esegue il backup incrementale. La gestione della sicurezza dei dati archiviati è di competenza dei servizi di cloud security ed è prioritaria: l’integrità del dato archiviato è la prima garanzia richiesta al backup in cloud.
I backup, inoltre, possono essere di diverso livello e possono sfruttare diverse tipologie di supporti fisici, a seconda della frequenza con cui un determinato gruppo di dati si voglia rendere disponibile.
Servizi Cloud Backup & Disaster recovery: i più richiesti
"Il 42% delle aziende nel mondo ha già provveduto o sta provvedendo a completare i progetti specifici”.
(IDG 2020 Cloud Computing Survey)
Gli strumenti applicativi per un piano di disaster recovery
Il DRaaS è destinato a crescere
“Nel quinquennio 2020-2024 il DRaaS è destinato a crescere a un ritmo annuale del 43% fino a raggiungere i 27 miliardi di dollari di valore economico”.
(Technavio 2020 DRaaS Market Industry Analysis)
La consapevolezza che gli ambienti cloud, pubblici o privati, siano diventati il luogo ideale per realizzare un progetto di backup & disaster recovery è confermata dalla crescita in popolarità degli acronimi BaaS (Backup-as-a-Service) e DRaaS (Disaster Recovery as-a-Service). All’interno delle due sigle, che gli analisti racchiudono a loro volta in DPaaS (Data Protection as-a-Service), si raggruppano tutti i servizi applicativi di gestione dei backup e delle attività di recovery automatizzato successive all’interruzione dei servizi primari.
Per un progetto di migrazione a un cloud ibrido che sfrutti un ambiente AWS, la componente che prevede il backup & il disaster recovery può essere gestita attraverso gli strumenti forniti da AWS stessa - come Amazon S3 (Simple Storage Service)- supportati da altri, ancora più potenti.
Anche in questo caso, il partner AWS che realizza il progetto tra enormi benefici dall’utilizzo di strumenti progettati come nativi e perfettamente integrabili con qualsiasi servizio AWS.
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